un messaggio alla thatcher, al suo governo, a quelli che la sostengono e a tutti quelli che stanno mandando degli agnelli innocenti al macello della guerra.

noi non abbiamo mai chiesto la guerra: non ne eravamo consapevoli nell'innocenza della nostra nascita. noi non abbiamo mai chiesto la guerra: nella lotta per la consapevolezza sentivamo che non ce ne fosse bisogno. noi non abbiamo mai chiesto la guerra: nei colori gioiosi della nostra infanzia non conoscevamo la sua oscurità.

il cielo è vuoto e sta prendendo diverse sfumature di colore
non era mai successo prima e noi non abbiamo mai chiesto la guerra
la mia mente è vuota ed il mio corpo prova diverse sfumature di tortura
non era mai successo prima e noi non abbiamo mai chiesto la guerra
le case sono vuote, la campagna terra devastata
non era mai successo prima e noi non abbiamo mai chiesto la guerra
i cortili sono vuoti e i bambini sono cadaveri smembrati
non era mai successo prima e loro non hanno mai chiesto la guerra
nessuno si sta muovendo, le colombe non volano qui
nessuno sta pensando, le colombe non volano qui
nessuno ricorda al di là di tutta questa paura
le colombe non volano qui

the mob, 1982.

non abbiamo mai chiesto la guerra. questa superficiale, orribile indifferenza che trascina dei giovani, non ancora vecchi abbastanza per aver provato la gioia della vita, ad uccidere e ad essere uccisi, è un qualcosa che voi ci avete imposto con la forza. siete voi che strappate questi giovani dal lavaggio del cervello delle aule scolastiche perchè siano mutilati, menomati e massacrati nella fossa gelida del vostro cinismo. siete voi che strappate questi giovani dalle loro case per farli morire sul suolo straniero delle vostre menti avide e macchiate di sangue. come siete malvagi, quanto siete perversi, contorti, deformati, così distanti dalla semplice gioia dell'esistenza. avete il coraggio di minacciare la sola vita che abbiamo con la vostra violenza sofferente. nella luce vivida delle nostre vite, voi siete l'ombra più oscura. ogni corpo che seppellite nelle fosse comuni della storia è un altro povero ragazzo cui avete tolto il sangue, un'altra vita preziosa che avete avuto la sfrontatezza di violare, un’altra creatura che avete osato profanare.
cos'è per voi una nuova nascita, se non un altro straccio da strizzare, sbattere e buttare via? cos'è per voi la vita, se non un'altra body-bag nella quale defecare? cos'è per voi la morte, se non i corpi sfigurati dei nostri ragazzi slle cui facce angeliche spandete il vostro sterco rancido?
come dovete sentirvi grandi, mentre fate i vostri piani di battaglia: ogni segno su quelle mappe descrive la desolazione della vostra mente. quanto dovete sentirvi potenti, per ordinare stupro e saccheggio in quei campi di battaglia. ogni baionetta piantata in uno stomaco contratto è come il dito indice della vostra mano destra. quanto dovete sentirvi onnipotenti, mentre quei giovani incontrano la morte nei campi di battaglia. ognuno di loro che muore è una parte di voi che muore.

che guerra gloriosa, com’è ricca l'esperienza della guerra…

questi ragazzi reietti, rovinati, smembrati, in lacrime, senza più casa, sono la realtà del vostro orrore, il risultato della vostra follia. questo orrore è l'eredità che lascerete. questa follia è la tradizione che lasciate a quelli che verranno. i cadaveri atterriti dei vivi sono oscurati dalla vostra arroganza. i cadaveri smembrati dei morti sono cibo per la vostra fame di potere. i vermi che si muovono nella carne putrefatta sono i vostri veri alleati: voi li nutrite, sono loro i vostri veri compagni. quei corpi erano i miei fratelli che voi avete ammazzato. quel campo di battaglia era la mia casa, che voi avete bruciato. i vostri pensieri sono sudiciume. le vostre vite sono corruzione. siete la morte che cammina, siete i parassiti che succhiano il sangue di questa nostra terra e che prosciugano l'acqua dal letto dei fiumi e al suo posto ci fanno scorrere il nostro sangue.
vi accusiamo di assassinio premeditato, calcolato e a sangue freddo. i vostri crimini sono ben documentati. la vostra colpa è la responsabilità della quale un giorno dovrete rendere conto.

crass, 3 giugno 1982.

 


 

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