nel cd sono raccolte tre canzoni dedicate a francisco ferrer, pedagogo laico e libertario fucilato a barcellona nell’ottobre 1909 perché ritenuto tra i fomentatori della rivolta popolare del luglio di quell’anno. per informazioni tecniche e storiche più approfondite vi rimando senz’altro ai link a fondo pagina.
io non ho grosse pretese e mi fermo presto coi discorsi, vorrei solo raccontarvi di queste tre canzoni, e per farlo mi sono messo a ragionare sui nomi. su quelli che ci sono, quelli che ci dovrebbero essere, e quelli che non ci sono. le canzoni le canta paola sabbatani, le ha arrangiate roberto bartoli, le suona l’Inafferrabile banda durruti, le ha registrate vanni bendi: tutti nomi e persone che già conoscete se frequentate queste pagine, sebbene i componenti della banda abbiano scelto per sé nomi d’altri, è un segreto che non sta a me scoprire. i nomi a volte non importano.
vorrei soffermarmi su un particolare secondo me importante e magari commovente: due canzoni sono di “autore anonimo”, nella terza le parole sono state inventate apposta sull’aria di una melodia preesistente, com’era frequente uso popolare d’allora (e, se non mi lasciassi prendere troppo dagli scrupoli e dai dubbi, ci si potrebbe spingere a spiegare allo stesso modo le pratiche del taglia-e-incolla così diffuse nella musica pop/olare attuale). ecco una riflessione che vorrei condividere: c’è stato qualcuno -non importa se sono il frutto della creatività d’una sola persona o due, o di un’assemblea di dieci o cento teste- che s’è inventato queste canzoni intrecciando parole e melodia e le ha poi mandate avanti nel futuro da sole. avanti a piedi verso non si sa dove, avanti piano a galleggiare sull’acqua ad avvicinare l’orizzonte, senza un qualche nome e cognome (e quindi qualche accordo, qualche contratto, qualche commercio) che le spingesse e sorreggesse, che le tenesse per mano. leggo questo mettersi da parte come un pendere strano della bilancia delle esperienze, come una graduatoria curva e ritorta delle cose importanti della vita, una filosofia forse costretta in questa forma dal destino. un analfabeta o un’analfabeta? un poeta che non voleva essere tale? una ragazza che lavorava nei campi o nelle risaie, o un pastore con la musica come sola compagnia? uno studente intimorito dalla propria giovinezza? chissà.
cent’anni dopo queste canzoni prendono a prestito la voce di paola sabbatani, bella come l’estate sopra un campo di grano. ascoltandole scopriamo quanto siano ancora vive, vivissime e forti pur senza un sostegno, come se avessero saputo miracolosamente raccogliere energia ad ogni passaggio di bocca in bocca. leggete le parole dei testi: alcune sembrano roba d’altri tempi se confrontate al vocabolario imbecille delle cronache abituali dei telegiornali nazionali. sono parole semplici, sincere, intrecciate in rima ed accostate senza pretesa e forse senza altro progetto che esprimere il dolore per tentare di cacciarlo via o trasformarlo in un peso sopportabile, ma che rivestono un significato profondo ed intangibile dal tempo, dalle correnti, dalle mode: sono parole che rispondono al tatto. sono parole che illuminano. non gli si è posata addosso la polvere del tempo a renderle opache: sembra invece che abbiano saputo caricarsi di una luce fatta di minuscole singole speranze, dei desideri e delle illusioni anche di ciascuno che ascolta, capisce, impara e a sua volta trasmette.
anonimo allora non è una parola banale, non è solo un’altra etichetta comoda per nascondere quello che non si sa: dentro a questo “anonimo” lungo cento anni ci sta sciolto il nome di mille persone e certo d’altre mille ancora, e quindi un po’ anche il mio nome, anche il tuo, anche la nostra voce in mezzo a tutte. com’è bello fermarsi a riflettere ed accorgersi che si è parte viva di una memoria. com’è bello fermarsi a pensare a chissà chi canterà queste canzoni domani o tra venti, tra cent’anni. chissà come sembrerà oscura e lontana la storia di un maestro morto ammazzato. come una scritta sul muro sotto casa fatta al buio da non si sa chi, un messaggio che sorprende la mattina e che cambia quel muro per sempre, scritta che riaffiora nonostante la buona volontà di ripulire, rimettere ordine e tranquillità. domani come oggi e come ieri quella del maestro morto sarà storia da cancellare, da sciacquare via dalla coscienza, da chiudere a chiave sotto silenzio. storia che domani come oggi e come ieri non troverà posto nelle vetrine e nelle televisioni ma che avrà trovato ancora altri nomi, altre facce, altre voci, altre strade impreviste per gridare forte dai muri, scavalcare ogni strato di bugie e complicità ed arrivare al cuore.



omaggio a francisco ferrer

Il 13 ottobre del 1909, sono ormai 100 anni, moriva fucilato a barcellona francisco ferrer guardia. accusato di essere il responsabile degli eventi conosciuti come la "settimana tragica", la sua morte fu in realtà dovuta alla vendetta ordita da alcuni ordini religiosi (gesuiti e scolopi soprattutto) e dagli esponenti più reazionari dell’esercito e del potere. il suo autentico “delitto” fu creare la "scuola moderna", un centro dove si impartiva l’insegnamento razionalista in classi miste per provenienza sociale e per genere (bambine e bambini nella stessa classe).

francisco ferrer nacque il 10 gennaio 1859 nel piccolo villaggio catalano di alella da una famiglia di agiati agricoltori, molto tradizionalista e ferventemente cattolica, che lo iscrive dapprima in un collegio clericale e in seguito presso un altro diretto da un maestro laico e liberale. a 13 anni lascia la scuola per lavorare nelle vigne di famiglia per un anno; lavora poi come garzone di bottega, e curiosamente è il suo datore di lavoro ad iniziarlo al repubblicanesimo. la lettura dell’opera di francisco pi margall (repubblicano federalista e traduttore di proudhon) lo segna profondamente: comincia così il suo anticlericalismo.
nel 1879 cambia attività, diventa controllore nelle ferrovie, e inizia un periodo di incessanti letture e a studiare il francese e l’inglese. in questa epoca diventa massone e sposa teresa sanmartí, matrimonio che non funzionerà. le sue inquietudini sociali lo portano ad istituire una biblioteca itinerante ad uso dei ferrovieri e ad appoggiare un tentativo di pronunciamento repubblicano guidato dal generale villacampa. a causa dell’insuccesso, è costretto a fuggire e sceglie parigi come luogo d’esilio.
qui conosce ruiz zorrilla, il leader indiscusso dei repubblicani spagnoli in esilio. svolge vari mestieri e patisce guai economici; diventa professore privato di spagnolo ed è così che conosce le meunié (madre e figlia) le quali saranno fondamentali per la realizzazione del suo progetto futuro.
similmente a malatesta, si rende conto che il repubblicanesimo non implica la completa emancipazione del genere umano, a causa del mantenimento dei privilegi e dello sfruttamento. deluso dai repubblicani, frequenta anarchici come paul robin, charles malato e jean grave, con i quali condivide molte idee, principalmente quella di impartire una nuova educazione per creare un’umanità nuova. questa nuova educazione è imbevuta degli insegnamenti pedagogici più avanzati. comincia a sviluppare la sua idea che la trasformazione sociale si basa sul cambiamento delle mentalità, e in seguito, influenzato da kropotkin, ritiene che la rivoluzione politica da sola non sia sufficiente. nel 1894 si separa dalla moglie (che lo ferisce con un colpo di pistola) e si unisce a léopoldine bonnard.

in quegli anni pubblica un trattato di spagnolo pratico, forse il primo manuale che introduce frasi d’uso corrente. sempre in questo periodo intraprende un viaggio in vari paesi europei, accompagnato dalla signorina meunié (figlia) e da léopoldine. in questo viaggio conosce élisée reclus, che lo impressiona per l’ingegno, e si addentra nell’opera dei grandi pedagoghi, come pestalozzi e fröbel, oltre a visitare i centri pedagogici più avanzati. dunque pensa seriamente di creare una scuola in spagna dove mettere in pratica tutto ciò che ha imparato. la morte della meunié gliene darà la possibilità, dato che gli lascia in eredità un milione di franchi-oro per realizzare il suo progetto. ferrer oltre che con anarchici di rilievo quali anselmo lorenzo o federico urales, entra in relazione con scienziati di fama come odón de buen o santiago ramón y cajal. gli uni e gli altri collaboreranno al suo progetto in maniera entusiasta. finalmente, l’8 ottobre 1901, inaugura la sua "scuola moderna" a barcellona, con trenta bambini dei due sessi, e attività extrascolastiche: conferenze domenicali, pubblicazione di un bollettino, escursioni etc. crea un comitato scolastico formato dall’avanguardia scientifica del momento. ai già menzionati ramón y cajal (neurologo e premio nobel) e de buen (naturalista e creatore dell’oceanografia in spagna) bisogna aggiungere i nomi di rodríguez méndez (giurista) e martínez vargas (pediatra).
nel 1906 si sposa il re alfonso XIII. mateo morral, bibliotecario della "scuola moderna", lancia una bomba al passaggio del corteo. non raggiungerà il suo intento e, quando si vede circondato, si suicida. ferrer è arrestato e processato, ma l’anno seguente è liberato per mancanza di prove. tuttavia, la sua scuola rimarrà chiusa per sempre per ordine governativo. gli è permesso continuare l’attività editoriale, con la pubblicazione di libri di testo degli autori più progressisti del panorama mondiale. anselmo lorenzo collaborerà traducendo numerosi testi, fra questi spicca "l’uomo e la terra" di reclus. come aveva sostenuto economicamente il giornale anarchico "la huelga general" (lo sciopero generale), allo stesso modo ferrer appoggia "solidaridad obrera" (solidarietà operaia), portavoce delle società operaie catalane e seme della confederación nacional del trabajo (cnt, fondata nel 1910).

dopo l’attentato di morral, ferrer è diventato la “bestia nera” dei reazionari, che non smettono di insultarlo sulla loro stampa. parallelamente al lavoro editoriale, intraprende un viaggio in europa con la sua nuova compagna soledad villafranca. a bruxelles fonda la rivista "l‘école renovée" con l’obiettivo di estendere il suo modello pedagogico. qui discute con ovide decroly, una figura emergente della nuova pedagogia, anche se non concorda con lui né nel progetto socio-politico né nelle finalità della scuola.
a parigi crea la lega internazionale per l’educazione razionale dell’infanzia. nel 1909 si trova a londra a scegliere libri interessanti da tradurre e pubblicare quando, venuto a conoscenza della malattia di sua cognata, rientra a barcellona via parigi. si stabilisce nella sua casa di montgat, villaggio vicino a barcellona. qui lo sorprenderanno gli eventi della cosiddetta "settimana tragica".

dagli anni ‘60 del XIX secolo, l’esercito spagnolo aveva condotto, con non troppa fortuna, una serie di campagne militari nel nord africa, ma la situazione diventa tragica all’inizio del nuovo secolo. aumentarono i morti in combattimento, e bisogna ricordare che in guerra ci andavano i giovani delle sole classi popolari, perché, pagando una quota, i figli dei ricchi erano esenti.
dopo una serie di insuccessi, nell’estate del 1909 il governo richiama i riservisti, causando una forte preoccupazione, perché la maggioranza di loro è già padre di famiglia. a barcellona si scatena una sommossa, sostenuta principalmente dalle donne, per impedire che i soldati siano imbarcati per l’africa.
in città la rivolta si generalizza e vengono erette barricate. è la cosiddetta "settimana tragica". curiosamente la furia non si rivolge contro gli edifici governativi né contro la borghesia (che sosteneva la guerra per fare affari), ma si concentra contro i luoghi del clero, principalmente conventi e scuole religiose. questa rivolta anticlericale aveva molto a che vedere con l’odio della classe operaia verso i rappresentanti della religione cattolica, responsabili dell’arretratezza e della povertà imperanti in spagna. in ogni caso, l’esercito prese la città a cannonate, scatenando una dura repressione.
ferrer, che non si trovava in città, fu accusato di essere l’istigatore e fu condannato a morte da un tribunale militare. il suo difensore, un onesto capitano, non ebbe molte opportunità di difenderlo in un processo già perso in partenza.

nulla poterono le voci che, da tutto il mondo, si alzarono proclamando la sua innocenza. la chiesa, la borghesia, l’esercito, lo stato insomma, non potevano lasciarlo continuare nel suo compito di educazione per l’emancipazione. fino all’ultimo momento non smise di proclamare la propria innocenza. epiche sono le sue parole pronunciate davanti al plotone d’esecuzione: “mirate bene amici. sono innocente. viva la scuola moderna!”

per conoscere l’opera di ferrer non c’è strumento migliore del suo libro (pubblicato postumo) "la scuola moderna", nel quale traccia i suoi approcci pedagogici e le esperienze sviluppate nei cinque anni in cui la scuola rimase aperta. alla base della sua idea, l’azione sociopolitica proviene dall’azione pedagogica, sebbene ferrer pensi che la necessaria rivoluzione sociale non dipenda solo dalla scuola, ma dai lavoratori e dalle lavoratrici organizzati e consapevoli. una pedagogia nella quale sono assenti premi e castighi, esami e concorsi, dove il gioco ha una grande importanza, in stretta relazione con il lavoro, manuale e intellettuale. per promuovere l’uguaglianza sono fondamentali la coeducazione di donne e uomini e la coeducazione di ricchi e poveri. ed è basilare rispettare lo sviluppo spontaneo delle facoltà dell’essere umano. l’educazione si baserà sulla scienza positiva. riassumendo, il fine della scuola è di formare bambine e bambini che non abbiano pregiudizi, essendo liberi, istruiti e giusti. come disse di lui kropotkin: “ora è morto, però è nostro dovere spiegare la sua opera, continuare a diffonderla ed eliminare tutti i feticci che tengono l’umanità sotto il giogo dello stato, del capitalismo e della superstizione”. pensiamo che, nel centenario del suo assassinio, sia opportuno farlo.

alfredo gonzález
(traduzione di daniela zarro-mattoni, da "voce libertaria" n. 10, settembre-novembre 2009)

 

approfondimenti    dossier a/rivista anarchica n. 349 www.anarca-bolo.ch/a-rivista/349/dossier_ferrer.htm
                              umanità nova
www.umanitanova.org/ferrer1909-2009

 


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