Cantiere biografico
degli Anarchici IN Svizzera








ultimo aggiornamento: 22/04/2024 - 17:46

FILTRI:  Solo Donne  Solo di passaggio  Solo collaboratori dall'estero  Solo non anarchici  Solo non identificati  ultime modifiche 
Cantoni:
 AI AR AG BL BS BE FR GE JU GL GR LU NE
 NW OW SG SH SO SZ TI TG UR VS VD ZG ZH
inverti selezione cantoni     vedi sigle

AI Appenzello interno
AR Appenzello esterno
AG Argovia
BL Basilea campagna
BS Basilea città
BE Berna (anche città - capitale)
FR Friborgo (anche città)
GE Ginevra (anche città)
JU Giura
GL Glarona
GR Grigioni
LU Lucerna (anche città)
NE Neuchâtel (anche città)
NW Nidwaldo
OW Obwaldo
SG San Gallo (anche città)
SH Sciaffusa (anche città)
SO Soletta (anche città)
SZ Svitto (anche città)
TI Ticino
TG Turgovia
UR Uri
VS Vallese
VD Vaud
ZG Zugo (anche città)
ZH Zurigo (anche città)
    A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z tutto       Crea un PDF 

BERTONI Luigi o Louis

Tipografo, segretario sindacale non rimunerato, editore e redattore dei due quindicinali ginevrini Le Réveil anarchiste  - Il Risveglio anarchico dal 1900 al  1946.      



Typographe, secrétaire syndical non rémunéré, éditeur et rédacteur du Réveil anarchiste - Il Risveglio anarchico à Genève de 1900 à 1946.



  a 18 anni            Risultati immagini per bertoni luigi  

 

Milano 6.02.1872 da Giuseppe e Carolina Dominioni - Ginevra il  19.1.1947.
Originario di Lottigna TI.

Madre lombarda (morta a Como nel 1914). Padre di nazionalità svizzera, ticinese, originario di Lottigna, proprietario di una drogheria a Como (22.9.1821-Como 1897).

Nell'ambiente mazziniano e repubblicano paterno avrà l'occasione di leggere opuscoli di propaganda socialista e anarchica, quest'ultimi inviati da suo cugino Mosè Bertoni dal Paraguay ("La lecture de ces volumes fit de moi vaguement un socialiste et un athée; l'éducation libérale antiétatiste de mon père se transforma tout naturellement en anarchisme" - Lett. a Nettlau, 15.7.1930 - IISG).
Nel 1880 la famiglia da Milano si trasferisce a Como, città in cui Bertoni inizia a 13 anni l'apprendistato di tipografo ed è membro del sindacato. Dopo poco più di un anno, viene licenziato “per essersi sfacciatamente rifiutato di lavorare qualche ora in più dell'ordinario anche dietro pagamento".

A 14 anni trova lavoro a Mendrisio TI, un villaggio nei pressi di Como – ma situato in Ticino - facendosi passare come operaio tipografo. A 17 anni collabora alla rivista della sinistra liberale ticinese in esilio Vita Nuova pubblicata a Ginevra.  A 18 anni - sollecitato dal cugino Brenno (fratello di Mosè) - due giorni prima del Colpo di stato liberale di Bellinzona /TI, ottiene dopo esame il diploma di maestro, un trampolino di lancio “che avrebbe dovuto servirmi per concorrere agli impieghi dello Stato". La Rivoluzione scoppiava l'11 settembre 1890 a Bellinzona e "armato da una carabina a doppio grilletto, di cui ignoravo d'altronde il maneggio, feci parte del gruppo che passando sopra al cadavere del Consigliere di Stato Rossi, un giovanotto di 25 anni, Capo del Dipartimento giustizia e polizia, s'impossessò del Palazzo governativo[…]. Intervenne l'autorità giudiziaria federale. Non arrestò nessuno “.
Tre giorni dopo - su invito dei redattori di Vita Nuova - lo troviamo a Ginevra sempre come tipografo; collabora a riviste liberali radicali ticinesi, è attivo nel sindacato, e nel 1893 conosce alcuni anarchici della Federazione del Giura come Jacques Gross, Georges Herzig, François Dumartherey, Eugène Steiger, Auguste Spichiger, Alcide Dubois, Henry Soguel e i profughi comunardi francesi Antoine Perrare e Louis Pindy. "J'ai contribué avec Held, Herzig, ect à la fondation de L'Avenir [quidicinale] et à composer les deux ou trois dernier No avec une partie du materiel de l'ancienne Jurassienne" (lett. a Nettlau, 15.7.1930). Respinto il liberalismo radicale e ormai divenuto anarchico, è redattore dal 1896 de L’Emigrante Ticinese illustrato pubblicato a Berna e poi a Ginevra, in cui afferma che i sindacati devono opporsi decisamente alla protezione e alla mediazione dello Stato, “un’istituzione barbara che deve cadere per essere sostituita dalle associazioni costituite dal libero accordo”. Vi sono due partiti in contrapposizione: “il partito di coloro che vogliono lo sviluppo progressivo dello Stato e il partito di quanti ne chiedono invece la soppressione e l'adattamento dell'individuo a una società senza autorità coercitiva“. Bisogna rompere completamente con il passato: “non dobbiamo più partecipare a nessuna festa, a nessuna commemorazione della classe dominante, dividerci completamente da lei per schierarci contro”. Coerentemente, nel 1895 aveva rifiutato il posto di direttore della tipografia cantonale ticinese, offerta dai liberali ormai al potere.

Bertoni è il sovversivo maggior schedato in Svizzera della prima metà del secolo XX.
Nel 1898 è schedato per la prima volta dalla Polizia politica al Pubblico ministero della Confederazione per aver proposto, nel Sindacato tipografi ginevrino, la partecipazione al Primo Maggio. A Ginevra nel maggio 1898 a nome dei socialisti ticinesi residenti nel cantone è oratore, tra gli altri, sulla questione del diritto d'asilo.
A fine 1899 è corresponsabile con altri due cittadini elvetici Emile Held e Carlo Frigerio, di una pubblicazione L'Almanacco socialista anarchico per l'anno 1900, in cui, tra l'altro, sono invitate tutte le forze repubblicane italiane a unirsi per abbattere la monarchia (articolo di Errico Malatesta). Il Governo elvetico, su pressioni di quello italiano, invia i tre autori davanti al tribunale, poi costretto ad assolverli. Gli anarchici - in particolare gli immigrati italiani in Svizzera - esultano: finalmente sarà loro possibile agire alla luce del sole con il sostegno dei compagni svizzeri. Così nel luglio 1900 nasce a Ginevra il bimensile Il Risveglio socialista anarchico redatto inizialmente da esuli, poi da immigrati, che si rivolge alla numerosa immigrazione italiana, e Le Réveil socialiste anarchiste, con la collaborazione di alcuni anziani della Federazione del Giura e della nuova generazione di anarchici romandi.
Il redattore responsabile dei due periodici, organi del movimento anarchico in Svizzera, sarà proprio Luigi Bertoni, nei primi anni con la collaborazione regolare di Barchiesi, Mario Basadonna, Vivaldo Lacchini, Nino Samaia, Felice Vezzani (dalla Francia), Antonio Cavalazzi, Pietro Tempia, Giuseppe Tonetti, Georges Biolley, Henri Bornand, Jacques Gross, Emile Held, Georges Herzig, J. Karlen, Joseph Karly, Otto Karmin, Louis Pindy, Eugène Steiger, Jean Wintsch.
Due parole su questa pubblicazione: fino al 1910 si tratta di un quindicinale bilingue (ma dal 1905 al 1908 è settimanale) poi, fino al 1940, si trasforma in due quindicinali distinti, con un totale di 4'000 copie. Soppressi nel 1940, usciranno clandestinamente in formato opuscolo fino al 1946. Nel frattempo vi sono alcuni cambiamenti nella testata: nel 1914 (1913?) per differenziarsi dal socialismo riformista diventa Il Risveglio comunista anarchico/Le Révéil communiste anarchiste; poi nel 1925 (1926?), per togliere altre ambiguità, la parola comunista è eliminata, diventando Il Risveglio anarchico/Le Réveil anarchiste. All'attività editoriale dei due periodici, Bertoni affianca una casa editrice “Le Edizioni del Risveglio/Edition du Réveil” che pubblicherà una cinquantina di libri ed opuscoli. Infine, nel 1927 e 1928, per il primo maggio, esce sempre da Bertoni Il Ticino Libertario, con la collaborazione degli anarchici ticinesi. Il periodico dà un forte impulso al movimento in Svizzera, all'inizio del secolo in fase embrionale, e fin dal suo primo numero esplicita una via chiaramente associazionista: “L'associazione è un fatto biologico, una necessità sociale”, e nel contempo sindacalista: “per spingere anche il sindacato sulla via rivoluzionaria, dobbiamo tutti entrare nei sindacati ”.
Bertoni esercita una considerevole propaganda in tutta la Svizzera, grazie a numerose conferenze: un centinaio all'anno (con punte di 130 -140) per… 40 anni! Perciò vi sarà un notevole sviluppo dei gruppi anarchici: quelli di lingua italiana da una decina nel 1902 diventano una trentina nel 1915, mentre la Fédération communiste anarchiste de la Suisse romande annuncia dieci gruppi nel 1907.

Nel 1901 si fa promotore del “Groupe pour la défense de la liberté d'opinion”, costituito in un'assemblea alla presenza di 250 anarchici, socialisti, sindacalisti, che si preoccupa di raccogliere fondi e di informare il movimento operaio e l'opinione pubblica sui metodi antisocialisti e liberticidi della polizia svizzera, soprattutto nei confronti degli operai stranieri e confederati. In quest’ambito si occupa pure dell'espulsione dal Canton Berna del socialista Benito Mussolini, in Svizzera dal 1902 al 1904, il quale grato dell'aiuto, tradurrà gratuitamente dal francese un'opera importante di Kropotkin, "Le parole di un ribelle", edito dalle Edizioni del Risveglio. Nel 1912 Mussolini ricorderà così Bertoni: “E' la bestia nera della borghesia elvetica. L'ho conosciuto a Berna nel 1903. Alto, secco, naso prominente, lineamenti angolosi, sbarbato. Ha dell'asceta. Scrive e parla, con grande correttezza, l'italiano e il francese. La sua coltura storica e sociologica è vastissima. E' una delle prime teste pensanti dell'anarchismo internazionale. Operaio. Lavora da tipografo otto ore al giorno e gli rimane il tempo necessario per scrivere un giornale e tenere delle tournées di propaganda. La sua attività è prodigiosa. Il gruppo editoriale del Réveil è opera sua […]. Odiatore del funzionarismo operaio, dei permanents, dei professionali, egli non ha mai voluto abbandonare la cassa del compositore. E' uno spirito disinteressato”.

Chiamato dai giornali borghesi "le gréviculteur", cioè cultore di scioperi, è incarcerato più volte: nel 1902 accusato in quanto membro del comitato di sciopero come il principale responsabile del primo sciopero generale in Svizzera a Ginevra - grande movimento cui partecipano 15'000 operai - e condannato a un anno di detenzione; ma la minaccia di un nuovo sciopero generale di protesta dei sindacati ginevrini previsto per il Primo maggio 1903, costringerà il Governo ginevrino a graziarlo (anche senza la sua richiesta), dopo 132 giorni di detenzione. Dal 1902 segretario non rimunerato della Camera del lavoro di Ginevra, è uno dei redattori - accanto a A. Rouiller e J. Karly - degli statuti della Fédération des Unions Ouvrières de la Suisse Romande, fondata nel 1905 - che raccoglie una decina di camere del lavoro romande (c.a. 70 sindacati e 8'000 membri, contro i 40'000 della riformista USS) di esplicito orientamento sindacalista rivoluzionario - assai attiva fino al Primo conflitto mon­diale. Gli animatori di questa Federazione sindacale sono sia anarchici, sia militanti socialisti e sindacalisti delusi dal riformismo; due "anime" che collaboreranno intensamente senza grandi conflitti interni, sia nei confronti del padronato, dello Stato, sia contro il riformismo dell'Unione sindacale. Questo nuovo sindacalismo - che riesce a organizzare operai di diverse culture, italiani, francesi, tedeschi, romandi e confederati - ha un proprio settimanale di lotta, La Voix du Peuple, edito a Losanna poi a Ginevra, dal 1906 al 1914, e un'organiz­zazione chiaramente libertaria: infatti, i segretari della Federazione e delle Unioni operaie non sono rimunerati, e ogni Unione ha la completa autonomia di azione. Esse lottano per il miglioramento delle condizioni di lavoro mediante l'azione diretta, preconizzano lo sciopero generale per poi fondare una società senza classi, senza Stato, senza alcun dominio; sostengono il neomaltusianesimo, l’aborto, il libero amore, l'antimilitarismo e l'antiparlamentarismo; favoriscono la fondazione di cooperative di consumo e di produzione; patrocinano la straordinaria esperienza della Scuola Ferrer di Losanna /VD, attiva ininterrottamente dal 1910 al 1919, una scuola "proletaria", libertaria e razionalista, orgogliosa di non chiedere alcun sussidio allo Stato, con la collaborazione dei sindacati e del Libero Pensiero.
Nel frattempo Bertoni è nuovamente imprigionato per trenta giorni nel dicembre 1906 a causa di un articolo che commemora il sesto anniversario dell'attentato dell'anarchico pratese Gaetano Bresci - che aveva giustiziato re Umberto I nel 1900 - in quanto colpevole di "apologia di crimini anarchici" (l'autore dell'articolo, anonimo - di cui Bertoni si assume la responsabilità – è Felice Vezzani, un artista pittore di origine italiana emigrato a Parigi). Nel gennaio 1907 ancora in detenzione, il Governo ginevrino che mira a liquidarlo dalla piazza locale, decreta l’espulsione dal cantone: i giornali borghesi sostengono ovviamente la decisione, scrivendo “che il pericoloso anarchico ticinese Bertoni dovrebbe essere punito in modo esemplare” e che se l'ospitalità ginevrina è sempre stata grande “non deve andare fino a custodire nel seno della nostra madre la serpe che vuole succhiarle il meglio del suo latte”; ma il decreto rimarrà lettera morta grazie alla rinnovata minaccia di uno sciopero generale.
Nel 1909 è accusato di aver provocato una ferita alla mano di un gendarme nel corso dello sciopero dei tipografi, poi assolto. Nel 1912 è scarcerato senza processo, dopo un mese di detenzione a Zurigo, a causa di una falsa accusa di un funzionario del Consolato italiano.

Bertoni è chiaramente un ardente antimilitarista. È sua la proposta per un Congresso antimilitarista, quello di Bienne /BE del 1909, al quale partecipano i gruppi più radicali del movimento operaio in Svizzera: i sindacati romandi della Federazione delle Unioni operaie che rappresentano 7/8'000 operai, l'Unione operaia di Zurigo che ne rappresenta 15'000, la Lega rivoluzionaria di Zurigo, una trentina di gruppi anarchici, due gruppi tolstojani, una sola sezione del Partito socialista svizzero. Si tratta di un congresso contrastato aspramente dallo Stato (il Consiglio federale in una seduta straordinaria non riesce a trovare motivi validi per impedirlo), ma anche dall'USS e dal Partito socialista che accusano i promotori di "agenti provocatori". Oltre all'Unione operaia zurighese che non ascolta il diktat dell'Unione sindacale, rifiuta pure l'imposizione una sezione ribelle del Partito socialista svizzero, quella ticinese. In questo congresso, intenzionato a ricostruire la Lega antimilitarista svizzera (sotterrata pochi anni prima dai socialisti) si scontrano due posizioni: Bertoni, gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari romandi leggono l'antimilitarismo come rifiuto individuale e collettivo di servire, diserzione, distruzione dell'esercito per dare le armi al popolo in rivolta, mentre per gli svizzero tedeschi - vedi Fritz Brupbacher - significa propaganda disfattista nell'esercito borghese, apprendimento delle tecniche e delle armi, per poi riutilizzare la struttura militare come esercito popolare, opponendosi quindi al rifiuto individuale. Ma la Lega antimilitarista svizzera non rinasce soprattutto a causa dei sindacalisti svizzero-tedeschi, che rinviano il progetto unitario finché continua il contrasto tra il sindacalismo romando e l’Unione sindacale, alla quale vogliono rimanere vincolati.
Infine ecco due ricordi dello stesso Bertoni sulla sua attività nel corso della Grande guerra: “Mi sono recato in Italia nel mese di settembre 1914 e ho parlato a Caccivio, provincia di Como, in un comizio di operai e contadini contro la guerra. A Milano ho cercato pure di prendere la parola contraddittoriamente in un comizio del sindacalista Corridoni, appena uscito di prigione, e convertito alla guerra di rivoluzione agli ordini di sua Maestà! Ma la riunione terminò in un tumulto tra partigiani ed avversari della guerra. In tutto il periodo della neutralità italiana ho collaborato con articoli settimanali a Volontà di Ancona, in risposta ai fautori di guerra, con il pretesto che avrebbe portato alla rivoluzione … fascista! In Svizzera nel mese di maggio 1915, quando l'entrata in guerra d'Italia divenne evidente, abbiamo distribuito in tutte le località della Svizzera in cui avevamo dei compagni, un volantino intitolato "Non partite!". E in tutto il periodo della guerra, salvo il periodo da maggio 1918 a giugno 1919 trascorso in prigione, non ho cessato di preconizzare la fine della guerra tramite la rivoluzione, con centinaia di articoli e di conferenze”. Nel frattempo, due importanti animatori del movimento anarchico e sindacale romando - G. Herzig e J. Wintsch -, su posizioni “interventiste”, abbandonano Le Réveil.
In un periodo di grandi manifestazioni di piazza, di rivolta e di radicalizzazioni – poi culminate nel primo e … ultimo sciopero generale nazionale del novembre 1918 - Bertoni nel maggio 1918 è arrestato e sequestrato a Zurigo - affare delle "bombe di Zurigo" - con un centinaio di anarchici (un centinaio di arresti poi 78 azioni giudiziarie abbandonate, 2 suicidi in carcere, 28 persone a processo di cui 7 non presenti), in maggioranza di origine italiana (fra gli altri, Francesco Ghezzi, Carlo Castagna, Ugo Fedeli, Bruno Misefari, G. Monnanni). Per alcuni mesi non potrà aver contatti con l'esterno, nemmeno con il suo avvocato. Processato nel giugno 1919, dopo 13 mesi di detenzione preventiva, sarà assolto completamente con una ventina di anarchici - [7 persone, tra cui 5 anarchici condannati: Torriani, Giordano, Brigo, Monnanni, Weil; gli altri nel frattempo sono scarcerati, risarciti ed in parte espulsi] - dall'accusa di aver favorito un deposito di armi proveniente dalla Germania e destinato all'Italia (il procuratore Heusser aveva richiesto per Bertoni cinque anni e mezzo di detenzione!). Al suo rientro alla stazione ferroviaria di Ginevra lo accolgono festose 15'000 persone.
Poi promuove manifestazioni contro i campi di lavoro in cui sono obbligati a lavorare numerosi disertori italiani e francesi.

Fin dall’ottobre 1917 condanna - pur simpatizzando per la rivoluzione russa come abolizione del capitalismo - i metodi autoritari e centralizzatori dei bolscevichi. In seguito, ormai certo dell'eliminazione di qualsiasi opposizione interna di sinistra, dagli anarchici ai socialisti rivoluzionari (Kronstadt – Makno – 1921), organizza a Bienne nel settembre 1922 un congresso "chiarificatore" in occasione del cinquantesimo dell'Internazionale antiautoritaria. Quest’importante convegno internazionale anarchico, al quale parteciperà pure Errico Malatesta, riafferma uno dei principi importanti espressi nel 1872 contro la dittatura del proletariato e cioè “che ogni organizzazione d'un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario non può essere che un inganno in più e sarebbe così pericoloso al proletariato quanto tutti i governi esistenti oggidì”; le organizzazioni politiche e le federazioni economiche, assolutamente libere, devono essere fondate sulla libertà e sull'uguaglianza, senza gerarchie, burocrati e padroni di sorta. Nessuna meraviglia se alla morte di Lenin Le Réveil esclamerà: “E' appena morto un uomo di Stato, non un uomo del Popolo”.

Negli anni Venti e Trenta l’anarchismo rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattuto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni sindacali edili combattive – “la bande à Tronchet” (dall’anarchico Lucien Tronchet*, segretario del sindacato edile ginevrino) - benché affiliate all'USS. D’altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la Fédération anarchiste romande) in collaborazione con quelli italiani in  Svizzera, riescono a tessere un’efficiente rete di propaganda antifascista, di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e per i compagni rimasti in Italia (di cui ricordiamo in Ticino almeno Antonio Gagliardi, Giuseppe Bonaria, Giuseppe Peretti e Carlo Vanza, Ferdinando Balboni di Basilea, Giuseppe Spotti di Zurigo, Bertoni e Frigerio a Ginevra).

Bertoni dà chiaramente fastidio per la sua vivace campagna antifascista propagandata in ogni angolo della CH, in particolare nelle colonie italiane. La Squilla italica, settimanale dei fascisti italiani in Svizzera - chiamato da Bertoni Squilla vandalica – trabocca di insulti nei suoi confronti. Un esempio di un articolo apparso nel 1926: “questa vescica d'aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull' infamia fascista, invitando a contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nau­sea per accostarsi all'alito graveolente del signor Bertoni …Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà stomacato a sufficienza, mobiliteremo le Colonie a questi comizii per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!”. Bertoni ovviamente continua imperterrito, e la minaccia fascista cercherà di realizzarsi poco dopo, in un comizio a Ginevra promosso da anarchici e socialisti, in cui un gruppo fascista armato di randelli cerca di impedirgli la parola. La reazione degli anarchici è immediata: le sedie cadono sulle loro teste, e poi saranno "accolti" all'uscita da altri anarcosindacalisti armati da grossi cavi... Il Governo elvetico sarà costretto, forse per la prima e l'unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei fascisti, mentre La Squilla italica cercherà di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: “Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno”.
Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore della Rivoluzione spagnola, comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino "L'Atalante" (o Adelante), che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al Messico. 64enne, nell’ottobre del 1936, accompagnato da Lucien Tronchet, Bertoni si reca a Barcellona e invitato da Federica Montseny è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, in seguito si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonne anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: “Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte”; infatti, “La Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica”. Progetto rivoluzionario non gradito dai comunisti: “In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partito, ma l'aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale… L'intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivista per il ritorno all'economia borghese o statalizzata. Distruggere tutto quello che l'iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l'immonda banda di poliziotti inviati da Mosca”.

Per Bertoni le libertà di opinione, di parola, di organizzazione sono importanti, e va chiaramente contro corrente: nel 1928 per esempio, i fascisti italiani in Svizzera celebrano il Natale di Roma, a Basilea, a Locarno, “e i deputati comunisti al Gran Consiglio di Basilea, con incredibile incoerenza, chiesero a quel governo d'impedire la manifestazione fascista. Non si può essere più ridicoli di così. Si insorge contro il fascismo per aver soppresso le libertà pubbliche e poi si chiede altrettanto! …Comunisti e socialisti parlamentari paiono proprio perdere la bussola. Si ostinano a chiedere alle autorità borghesi la proibizione di manifestazioni e pubblicazioni fasciste. Evvia! Libertà per tutti. Che meschina contraddizione è mai quella d'implorare restrizione ai diritti costituzionali stessi, invece di opporre manifestazione a manifestazione, stampa a stampa e botte da orbo ad ogni tentativo di sopraffazione”.
Le espulsioni di anarchici, socialisti, sindacalisti e di scioperanti stranieri, sono sempre stati all'ordine del giorno e anche i due quindicinali anarchici subiscono alcuni sequestri negli anni Venti. Ma dal 1934 il Governo - per difendere la finanza e gli industriali che sostengono le potenze dell'Asse (in particolare la Germania) - decreta misure liberticide sulla stampa: giungono a Il Risveglio/ Le Réveil i sequestri, le minacce di soppressione, ed infine la soppressione totale, nell'agosto 1940. Negli anni seguenti alcuni anarcosindacalisti si allontanano dal movimento, inserendosi nel Partito socialista.
Bertoni e compagni tuttavia non demordono: dopo sei Circolari / Circulaires parzialmente sequestrate, clandestinamente continuano la pubblicazione quindicinale del periodico, benché bilingue e in formato opuscolo, per tutto il periodo bellico (147 numeri). Nel 1942 scrive a Luce Fabbri: "Io sono al mio 36esimo opuscolo, e la polizia m'ha già ammonito 4 volte, ma alla mia risposta che non potevo far altro che quel che facevo da più di mezzo secolo, mi risposero di stare bene in guardia, che se spiaceva loro di arrestarmi alla mia età, la giustizia militare poteva loro imporlo.." (lettera a Luce, 15.3.1942). Poco prima, per i suoi 70 anni, verrà organizzata una serata, alla presenza di 67 compagni (tanto per poter fare un incontro tra anarchici, proibito!).
Bertoni denuncia la demagogia e la massiccia propaganda nazionalista della borghesia, mirate unicamente ad assumere il ruolo di salvatrice per la mancata invasione del territorio nazionale, mentre la realtà è assai diversa, “perché i paesi che avrebbero dovuto attaccarla, dopo approfondito calcolo, hanno concluso che potevano ottenere maggiormente, imponendole convenzioni leonine […]. La Svizzera fornisce come capitali, viveri, trasporti, armamenti, ecc. molto di più che in caso di rovina e devastazione dall'invasione della guerra” (1942). “La Svizzera non venne attaccata sia perché ha fornito e fornisce il lavoro di tutte le sue officine e ingenti capitali alla Germania, sia perché gran parte dell'enorme traffico italo-tedesco passa indisturbato attraverso il Gottardo e il Sempione. È evidente che la sospensione di tale traffico e la distruzione delle officine elvetiche sarebbero a tutto danno dell'Asse “ (1943).
Per quanto riguarda il socialismo e il sindacalismo svizzeri nel corso della guerra e del dopo guerra, Bertoni rileva che essi hanno rinunciato alla loro essenza, cioè all'aspirazione e al progetto universali di eliminare il capitalismo e lo Stato e di creare una nuova società senza sfruttamento: essi “praticamente considerano il capitalismo come eterno". Il sindacalismo ”si confonde con la filantropia, con la carità …" in favore di "esseri inferiori che hanno definitivamente accettato la loro inferiorità”. Inoltre, ricorda che all'inizio del secolo il sindacalismo influenzato dagli anarchici si era dato come programma “Togliere allo Stato le sue funzioni utili per affidarle al sindacato”, mentre sarà lo Stato a togliere ai sindacati le loro funzioni; infine i contratti collettivi sono divenuti lo scopo supremo del movimento sindacale, mentre per gli anarchici il contratto collettivo non è mai stato considerato una soluzione, ma “solo un mezzo per associare gli operai, dar loro coscienza di un interesse comune, trascinarli nella lotta, creare un ambiente per la propaganda di idee e d'azione, di resistenza e di rivolta contro il regime capitalista”.

Nel 1945 lo vediamo accanto a André Oltramare*, Jean Vincent, Virgilio Verdaro come oratore in memoria di Matteotti, ricordo organizzato nella Sala del Faubourg di Ginevra dalla Colonia italiana libera, con l'adesione di gruppi ed organizzazioni antifasciste.
Il 30 giugno 1946 è tra gli oratori a Berna, al cimitero di Bremgarten, accanto a una cinquantina di compagni per l'anniversario della morte di Bakunin (discorsi in francese, italiano, tedesco e inglese).

Muore a Ginevra, colpito da emorragia cerebrale, il 19 gennaio 1947.


Bibliografia essenziale.

Anonimo (ma L. Tronchet), Un homme dans la Mêlée sociale, Louis Bertoni, pour son 70ème anniversaire, Quelque part en Suisse [Ginevra] février 1942
AA.VV., Un grand lutteur, Louis Bertoni (1872-1947), Ginevra 1947
AA.VV., Un uomo nella mischia: Luigi Bertoni, Ed. di Mammolo Zamboni, Bologna 1947 (traduzione dei due opuscoli precedenti).
Marianne Enckell, Un journal anarchiste genevois: Le Réveil, Mémoire de licence UNI Ginevra 1967
Leonardo Bettini, Bibliografia dell’anarchismo. Volume I, Tomo 2, CP editrice, Firenze 1976
Jean-Louis Amar, Le Réveil anarchiste, organe d'un mouvement libertaire genevois, Mémoire de licence UNI Ginevra 1981
Giovanni Casagrande, Luigi Bertoni: dalla "Rivoluzione borghese" allo sciopero generale (1890-1902) Lavoro di licenza, Istituto di storia, UNI di Basilea 1987 / Schedature d'inizio secolo: il caso Luigi Bertoni, in Archivio storico ticinese, Bellinzona 1991
Furio Biagini, Il Risveglio (1900 - 1922). Storia di un giornale anarchico dall’attentato di Bresci all’avvento del fascismo, Lacaita, Manduria 1992
Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, Edizioni La Baronata, Lugano 1997**
Pablo Cruchon e Guillaume Lefebre, Anarchisme, justice et répression étatique: l'exemple de "L'Affaire Bertoni", in Cahiers d'histoire du mouvement ouvrier No 26, Losanna 2010
Gianpiero Bottinelli, Louis Bertoni. Une figure de l'anarchisme ouvrier à Genève, Entremonde, Genève-Paris 2012 (version revue par l'auteur)** // G. Bottinelli, Die Stimme der Freiheit. Luigi Bertoni und der Anarchismus in der schweitzerische ArbeiterInnenbewegung, Intr. di Werner Portmann, A propos Verlag, Berna 2014 (trad. dal francese).

 

 


Né à Milan le 6 février 1872, mort à Genève le 19 janvier 1947.
Originario di Lottigna /TI.

Bertoni commença à lire très jeune des brochures de propagande socialiste et anarchiste. À 13 ans, il entama à Côme (Italie) un apprentissage de typographe, mais se fait licencier après un an pour refus des heures supplémentaires, et reprit un travail au Tessin, avant de passer un diplôme d’instituteur. Il fut impliqué dans la révolution libérale tessinoise de 1890 et partit pour Genève, à l’invitation d’une revue d’émigrés, Vita Nuova.
En 1893 il rencontre plusieurs anciens de la Fédération jurassienne, Jacques Gross, Georges Herzig, François Dumartheray, Eugène Steiger, Auguste Spichiger, Alcide Dubois, Henry Soguel, et les communards français Antoine Perrare et Louis Pindy. "J’ai contribué avec Held, Herzig, etc., à la fondation de L’Avenir [bimensuel] et à composer les deux ou trois derniers numéros avec une partie du matériel de l’ancienne Jurassienne" (lettre à Nettlau, 15.7.1930). En 1896 il devint rédacteur de L’Emigrante Ticinese illustrato (Berne puis Genève), où il défendait l’autonomie des syndicats face à l’Etat.
En 1898 il fut repéré pour la première fois par la police politique, dénoncé au Ministère public de la Confédération pour avoir proposé au syndicat des typographes genevois de participer au Premier Mai. L’année suivante, avec Emile Held et Carlo Frigerio, il publia L’Almanacco socialista anarchico per l’anno 1900, où Malatesta appelait au regroupement des forces républicaines italiennes pour abattre la monarchie. Le procès des responsables qui se termina sur un non-lieu encouragea les anarchistes italiens et suisses à apparaître au grand jour. C’est ainsi que commença la publication du double journal, en juillet 1900: Il Risveglio socialista anarchico était rédigé par des exilés ou des immigrés italiens, Le Réveil socialiste anarchiste par des anciens de la Jurassienne et la nouvelle génération des anarchistes de Suisse romande.
Bertoni, rédacteur responsable dès le début, eut ainsi d’innombrables collaborateurs. Jusqu’en 1910, Le Réveil/Il Risveglio était un bimensuel bilingue (hebdomadaire de 1905 à 1908) puis, jusqu’en 1940, il se transforma en deux bimensuels, tirant au total à 4000 exemplaires. Le titre changea en 1914 pour devenir Il Risveglio comunista anarchico / Le Réveil communiste anarchiste; le mot communiste disparut en 1925. Le journal eut quelques suppléments pour la Fédération anarchiste romande ou Ticino Libertario. Interdit en 1940 comme d’autres périodiques, il se transforma en publication clandestine de petit format, jusqu’en 1946. Les éditions du Réveil publièrent en outre une cinquantaine de livres et de brochures. Quant à Bertoni, non content de rédiger et de composer le journal à ses moments perdus, il faisait des tournées de conférences dans toute la Suisse, une centaine par an pendant quarante ans dans les groupes italophones ou francophones, favorisant ainsi le développement du mouvement.
En 1901 il lança avec des anarchistes, des socialistes et des syndicalistes le Groupe pour la défense de la liberté d’opinion, qui dénonça les méthodes liberticides de la police suisse, notamment envers les travailleurs étrangers ; il s’occupa notamment de l’expulsion du canton de Berne du socialiste Benito Mussolini, qui vécut en Suisse de 1902 à 1904 et qui, en remerciements, traduisit en italien les "Paroles d’un révolté" de Kropotkine.
Bertoni, que les journaux bourgeois qualifiaient de "gréviculteur", connut la prison à plusieurs reprises. En 1902, considéré comme responsable de la première grève générale en Suisse, à Genève, il fut condamné à un an de prison, mais libéré après 132 jours pour éviter une grève de protestation autour du 1er mai 1903.
Secrétaire de l’Union ouvrière de Genève, il fut un des rédacteurs en 1905 – avec A. Rouiller et J. Karly – des statuts de la Fédération des Unions Ouvrières de la Suisse Romande, d’orientation syndicaliste révolutionnaire, qui regroupait quelque 70 syndicats et 8000 membres (l’Union syndicale suisse en ayant quant à elle 40 000). La FUOSR avait son hebdomadaire, La Voix du Peuple, publié à Lausanne puis à Genève de 1906 à 1914 ; ses secrétaires n’étaient pas payés, les unions membres conservaient leur autonomie. Elle soutenait l’action directe, la grève générale, la liberté de l’avortement, l’antimilitarisme et l’antiélectoralisme. Elle a soutenu l’Ecole Ferrer de Lausanne, de 1910 al 1919 (voir Jean Wintsch*).
Bertoni fut à nouveau condamné à trente jours de prison en décembre 1906 pour un article commémorant l’attentat de Gaetano Bresci contre le roi d’Italie en 1900 ; l’auteur de l’article anonyme était Felice Vezzani, peintre italien établi à Paris. En janvier 1907, le gouvernement genevois décidait de l’expulser du canton, mais la décision ne put être appliquée en raison de menaces d’une grève générale. En 1912, il passa un mois en prison à Zurich, faussement accusé par un employé du Consulat d’Italie.
En 1909, Bertoni proposa de réanimer la Ligue antimilitariste en convoquant un congrès à Bienne, auxquels participèrent les tendances les plus radicales du mouvement ouvrier. Mais il se sépara en deux camps, ceux qui prônaient la désertion, le refus individuel et collectif de servir, la destruction de l’armée et la remise des armes au peuple, et ceux qui défendaient la propagande défaitiste au sein de l’armée et sa transformation en armée populaire, comme Brupbacher. En 1915, quand l’Italie entre en guerre, les anarchistes distribuèrent dans toutes les villes de Suisse un tract en italien, « Non partite ! » (ne partez pas). Bertoni préconisait de mettre fin à la guerre par la révolution sociale, tandis que deux de ses proches compagnons, Herzig et Wintsch, abandonnèrent le Réveil sur des positions interventionnistes. Le journal, un des rares à paraître sans discontinuer pendant la guerre, accueillit les articles de toutes les tendances, restant toutefois ferme sur ses positions.
Dans cette période de grandes manifestations et de radicalisations, qui culmina dans la première (et dernière) grève générale nationale en novembre 1918, Bertoni fut arrêté à Zurich avec une centaine d’anarchistes pour une sombre histoire de trafic d’armes entre l’Allemagne et l’Italie. Emprisonné des mois sans contact avec l’extérieur, il passa en procès en juin 1919, après treize mois de détention, et innocenté avec une vingtaine d’autres (plusieurs avaient été expulsés entre-temps du pays). À son retour à Genève, il fut accueilli par une foule de 15'000 personnes.
Il organisa en septembre 1922 le congrès du cinquantenaire de l’Internationale anti-autoritaire, qui servit surtout à clarifier les positions sur les méthodes autoritaires des bolchevistes et l’écrasement de toute opposition de gauche, répétant les principes du congrès de Saint-Imier en 1872. À la mort de Lénine, deux ans plus tard, Le Réveil s’exclama : « C’est un homme d’Etat qui est mort, non un homme du peuple ! »
Les années suivantes, les anarchistes de Suisse romande furent surtout actifs dans le mouvement ouvrier (voir Lucien Tronchet), ainsi que dans la lutte contre le fascisme et l’aide aux victimes en Italie et en exil, avec quelques confrontations violentes à Genève. Bertoni, qui a toujours été proche d’Errico Malatesta, publia des échanges de ce dernier avec Makhno et les courants plateformistes, se faisant à nouveau un lieu d’accueil pour les différentes tendances des mouvements anarchistes.
En octobre 1936, à 64 ans, Bertoni fit une tournée en Espagne où il parla dans des meetings, visita le front d’Aragon, et milita pour la révolution et le soutien aux volontaires et aux combattants. Cela ne fit qu’encourager le gouvernement suisse à prendre des mesures contre la presse anarchiste, jusqu’à interdire le Réveil en aôut 1940. Malgré l’abandon de certains compagnons passés au Parti socialiste ou dans les syndicats réformistes, Bertoni fit reparaître le journal sous forme de brochures publiées « Quelque part en Suisse » : 147 numéros jusqu’en 1946, qui ne cessaient de dénoncer la propagande nationaliste, les alliances avec le grand capital, les trahisons des socialistes.
Il est mort à Genève d’une hémorragie cérébrale, le 19 janvier 1947.


FONTI:

GB / ME // Vedi Bibliografia // DBAI // lettera a Nettlau, 15.7.1930 - IISG // lettera a Luce Fabbri, 15.3.1942 - IISG // Lettera di Bertoni a Luigi Fabbri per la morte del padre, 9.5.1935 - IISG // Gazzetta Ticinese, 26.5.1898, 1.7.1901, 7.3.1910 per conferenza Ferrer a Novaggio, 2.10.1912 per arresto Dietikon-Zurigo // Risveglio No 115, giugno 1945 // per le bombe di Zurigo vedi in Gazette de Lausanne 5.6.- 6.6 - 7.6. - 8.6.- 12.6.1919 e per l'assoluzione vedi L'Express, 14.6.1919 //




CRONOLOGIA: